A Lillian Roxon va riconosciuto, ancora, il merito e il coraggio di una prima ricognizione organica della storia del rock’n’roll. La forma dell’enciclopedia resta una struttura limitata e limitante, ma Lillian Roxon non si è lasciata intimidire e l’ha usata per offrire una sua prospettiva, con un punto di vista ben lontano dall’accademia. È così che La Rock Encyclopedia pur restando un lavoro pionieristico, a lungo, è stato un punto di riferimento. I giudizi sono spesso tranchant come nel caso di Sandie Shaw (“È famosissima nella scena rock inglese più perché in giro da tempo che perché abbia mai fatto qualcosa di innovativo, anche se ha uno stile abbastanza gradevole. In America non s’è mai affermata tanto quanto le sue rivali dirette, Dusty Springfield e Petula Clark”), Odetta (“Cantante folk con una voce cosìforte che quando raggiunge le note più acute ti fanno male tutte le otturazioni della bocca”) o Billie Holiday (“Regina del blues negli anni Quaranta, Billie Holiday è morta tragicamente nel 1959 all’età di quarantaquattro anni. Tutti da Frank Sinatra a Janis Joplin, hanno imparato da lei”). I ritratti sono essenziali, quasi d’un fiato, di getto, come se fosse spinta da un’urgenza, dalla necessità di cogliere il momento, di fermare un’istantanea. Come succede nel caso di James Brown, che descrive così: “Ci saranno di certo performer più bravi (ci sono), che cantano meglio, sono più belli, ma James Brown fa lo spettacolo migliore, quello che vale più di ogni altro, ed è il re. Altri aspirano, costantemente, a quel titolo, ma la sua interpretazione non perde un colpo. Una volta, durante una stagione di rivolte, è finito in televisione e tutti si scordati delle rivolte e sono rimasti a casa a guardare il re”. La scrittura al presente perché è in quel momento che stavano succedendo le cose: Lillian Roxon è stata un’eroina del rock’n’roll, una testimone oculare partecipe e convinta capace di cogliere anche aspetti singolari come il lavoro di un batterista, Kenneth Buttrey (“Ha esordito a Nashville, appare in diversi album country, e anche se non è un batterista rock, ha prodotto quello che dovrebbe essere il più raffinato lavoro di batteria del pop moderno”) o di un pianista, Floyd Cramer (“Viene fuori da Nashville, e ha suonato il piano in letteralmente centinaia di dischi country. Se pensi a un piano stile country, è allo stile di Cramer che stai pensando). Curiosa, ma segno di un’attenzione non casuale, la voce dedicata a John Cage: “Un compositore americano adesso sulla cinquantina che ha influenzato molti dei musicisti rock più evoluti. Il problema è che quando ascolti Cage capisci che il rock tutto sommato non è così irriverente e audace. Una delle sue composizioni è per dodici apparecchi radio, ventiquattro musicisti e un direttore d’orchestra. La partitura dà la proporzione tra musica e silenzio; il resto è affidato al caso”. Meritano una menzione la panoramica dei Beach Boys, la definizione di soul e il ritratto di Aretha Franklin nonché l’idea che i Grateful Dead “più che una band sono stati un’istituzione sociale” o l’interessante punto di vista (ancora valido, del resto) su Randy Newman: “Una cosa interessante della gente che scrive canzoni per la nuova musica è che non si accontentano più di stare nell’ombra ma s’imputano a volere registrare le loro cose, anche se non sono le voci adatte per cantarle. Di sicuro è stato Bob Dylan il primo. Una volta che ti piace la sua di voce sei pronto per tutto. Il losangelino Newman è anche lui uno di quelli che impari ad apprezzare col tempo”. Il citato Dylan “è un libro, a dir poco” e tanto basta, ma oltre ai nomi conosciuti, Lillian Roxon aveva identificato per tempo il ruolo crescente dei produttori e ancora di più quello dei manager, così come l’importanza degli sviluppi tra elettronica e rock’n’roll, una previsione più che azzeccata. A corollario, La ricostruzione della gestazione dell’Encyclopedia è ancora emozionante: il ritratto della “summer in the city” a New York del 1967 e del suo rapporto con il libro, i motivi che l’hanno spinta a scrivere l’Encyclopedia rimangono tutti validi. C’è altro ancora, come la cronaca del concerto dei Creedence Clearwater Revival, ma quello che c’è di bello nelle pagine dell’Encyclopedia, al di là del metro di giudizio e delle opinioni, è lo spirito intraprendente e indipendente che oggi è raro (se non impossibile) da trovare.
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