sabato 13 gennaio 2018

Ryszard Kapuściński

Grande reporter, osservatore acuto e straordinariamente sensibile nonché insaziabile viaggiatore, Ryszard Kapuściński si addentra in un percorso che spesso è più insidioso di mille campi di battaglia: la sua autobiografia. Con l’esperienza che si è ritrovato, era intuibile che non cadesse nelle trappole della celebrazione o della nostalgia. Anche in questo caso, come in tutti i suoi pregevoli precedenti, Ryszard Kapuściński si avventura con un certo grado di incoscienza che lui stesso ammette, tra le righe: “Ero partito per quel viaggio completamente impreparato: senza un taccuino, senza un nome, senza un indirizzo. E senza conoscere l’inglese. In realtà ero partito solo per ottenere una cosa altrimenti impossibile: varcare la frontiera”. Vantando poi un’umiltà che ricorre sempre nei grandi osservatori, Ryszard Kapuściński sceglie di raccontare il suo peregrinare nel mondo attraverso la complessità della figura di Erodoto che di volta in volta diventa, come il titolo suggerisce, compagno di viaggio e testimone, modello di riferimento e protagonista, scialuppa di salvataggio e faro nella notte. La partenza è tutta nel superare i confini, un atto che In viaggio con Erodoto ribadisce quella che è stata una scelta vitale: “Quello che volevo era semplicemente varcare una frontiera, quale che fosse: non mi premevano lo scopo, il traguardo, la meta, ma il mistico e trascendentale atto in sé di varcare la frontiera”. Da quel momento in poi luoghi dei suoi reportage, nelle odissee intraprese con l’istinto e la curiosità verso l’India, la Cina, l’Iran, l’Egitto, l’intera Africa, Ryszard Kapuściński e, in parallelo, Erodoto ridefiniscono il senso del viaggio che “non inizia nel momento in cui partiamo né finisce nel momento in cui raggiungiamo la meta. In realtà comincia molto prima e non finisce mai, dato che il nastro dei ricordi continua a scorrerci dentro anche dopo che ci siamo fermati”. In viaggio con Erodoto diventa così uno strumento perfetto non soltanto per scoprire e riscoprire Ryszard Kapuściński, ma anche per intravedere alcune riflessioni filosofiche nel suo affrontare la realtà (“Ognuno vede la realtà a modo suo, ognuno vi aggiunge i propri ingredienti. Il che rende impossibile ricostruire il passato nella sua verità storica: tutto quello che possiamo ottenerne sono varianti più o meno verosimili, più o meno rispondenti alla nostra mentalità odierna. Il passato non esiste. Esistono solo le sue infinite versioni”) e la memoria (“E’ l’eterna lotta dell'uomo contro il tempo, contro la labilità della memoria, contro la sua tendenza a offuscarsi e svanire. E’ da questa lotta che nasce l’idea del libro, di ogni libro, nonché la sua durata e, per così dire, la sua eternità. L’uomo infatti sa, e invecchiando lo sente con maggiore evidenza, che la memoria è fragile e fuggevole e che, se non fissa le proprie esperienze e conoscenze in modo più stabile, rischia di perderle”), aggiornando e superando  il viaggio come metafora della vita. Tra i libri più ispirati di Kapuściński.

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