La rivisitazione di Crudeltà implica un salto nel tempo e nello spazio non indifferente. Ci si inoltra nel paesaggio feroce e abbagliante della Siberia, nel piccolo e remoto villaggio di Dudari, all’alba dell’avvento del regime sovietico. Laggiù, nelle periferie dell’impero, la rivoluzione deve ancora compiersi e la polizia investigativa ha il compito di imporre il nuovo ordine, anche negli spazi impervi della taiga, un mondo a parte dove proliferano formazioni di banditi. Tra i giovani e volenterosi agenti che si sentono fuori posto (“In quella città eravamo stranieri, non avevamo parenti né amici ed eravamo guardinghi, nel timore di trovarci per caso in compagni di persone ostili”) spicca Veniamin Malyšev alias Ven’ka che “era risoluto e coraggioso, intelligente e persino duro, quando le circostanze lo richiedevano. Sotto questi aspetti erano molti a conoscerlo. Ma pochi sapevano che era anche timido e indeciso”. Ven’ka è fedele, efficiente e si è innamorato di Jul’ka Mal’ceva, cassiera nel negozio di generi alimentari, ma prima deve compiere l’incarico che gli è stato affidato, ovvero costringere alla resa Kostja Voroncov, il più temibile e sfuggente tra i briganti. Un po’ per intuito, e un po’ guidato dalla passione, Ven’ka sa come muoversi nella nuova burocrazia e nelle vecchie strade ed è il più convinto sostenitore della sua missione: “Non mi vanno giù quelli che su ogni cosa ci pensano e ripensano dieci volte. Né mi piace cambiare idea. Una volta presa una decisione, bisogna agire”. Si affida all’intrigo senza timore di appoggiarsi a un individuo equivoco come Lazar’ Baukin, nella convinzione che “le cose devono andare in modo che gli uomini vengano rispettati quando si sforzano di diventare uomini”. Le prove affrontate Ven’ka e compagni e colleghi sono vere e proprie forche caudine determinate dal clima, dalla tensione, dalle difficoltà geografiche e dalla frammentazione di una nazione e dalle idiosincrasie delle popolazioni che ancora non hanno compreso i cambi di autorità e la differenza tra vincitori e vinti. Il quadro complessivo fornito da Pavel Nilin è molto preciso: “Ai poveri, il regime sovietico sarebbe dovuto piacere. Ma laggiù, in Siberia, non aveva ancora apportato quei benefici di cui invece già godevano i contadini della Russia centrale. Non aveva distribuito le terre padronali, perché non c’erano; più che dare non aveva fatto che prendere”. Il paesaggio indefinito dalla neve e dal ghiaccio è il riflesso delle condizioni politiche e sociali, dove la rivoluzione non è ancora compiuta e l’impero è già crollato. Mentre si inoltra sulle tracce di Kostja Voroncov, Ven’ka non può fare a meno di notare la maestosità degli orizzonti: “Non c’è nulla al mondo capace di offuscare nella nostra memoria la bellezza, la grandiosità e la magia della natura siberiana. Anche d’inverno quando le foreste e i fiumi, le pianure e i monti sono sferzati da un gelo intensissimo, la sua stessa sconfinata vastità genera nell’animo una gioia indicibile, e infonde vigore e predispone a una pace solenne”. Dentro quella cornice, Pavel Nilin riesce a modellare un complesso e delicato equilibrio con una scrittura densa e fluida nello stesso tempo, filtrando le proibitive condizioni ambientali, i sottili filamenti di legami e la fragile situazione storica con le propaggini della rivoluzione che non riescono ad allargarsi nella selva. Le apparenze ingannano e ben presto l’evidenza della realtà diventa insopportabile: nel passaggio simbolico delle stagioni si annida il destino di Ven’ka che, da convinto sostenitore del futuro, si trova solo e ingannato su tutti i fronti e si limita ad ammettere: “Non faccio che pensare: mi si diano tre mesi di completa libertà, senza che debba preoccuparmi di ladri e banditi. E penserò alla mia vita, a come ho vissuto e a come vivrò in futuro. Mi rammenterò di tutti i miei errori, ricorderò dove e quando ho sbagliato, quante volte non l’ho azzeccata, e ricomincerò tutto daccapo, per non commettere più sbagli”. L’intenzione è tardiva, la Crudeltà non aspetta, il ghiaccio è uno specchio impietoso. Una splendida riscoperta.
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