Qualche anno fa, Elvis Costello, nel tentativo di variare un po’ il menù di un rock’n’roll show, si è inventato uno spettacolo di varietà, The Spinning Songbook, dove la scelta delle canzoni da suonare era dettata da una sorta di ruota della fortuna fatta girare dal pubblico. Le canzoni in elenco erano una più dell’altra, ma il caso aveva un ruolo ben più che decisivo. Lo stesso gioco si può applicare a Musica infedele & inchiostro simpatico, il suo voluminoso memoir dove si può capitare nel bel mezzo di un frenetico tour americano così come in un vicolo londinese ancora circondato dalle rovine della seconda guerra mondiale, in un fumoso pub a trattare con Chet Baker o in un condominio di New York a prendere un aperitivo con Tony Bennett. Il racconto è più generoso che eccessivo perché più ci si inoltra nella sua storia, si arriva a pensare che ogni dettaglio sia sia indispensabile. L’alternarsi dei ricordi dell’infanzia e della sua vita professionale è il meccanismo a orologeria che regola la narrazione che porta Elvis Costello a riscoprire tutte le diramazioni del suo albero genealogico e a sottolineare, di volta in volta, i passaggi fondamentali che l’hanno visto protagonista, fin da quando ha scoperto che “un sacco di musica pop è nata da gente che non riusciva a copiare il modello originale e che, per sbaglio, ha creato qualcosa di nuovo”. Elvis Costello, fin dal nome che si è scelto, è stato in prima fila in quella rivoluzione di dilettanti e rock’n’roll band in scatola di montaggio che all’epoca del suo esordio, My Aim Is True, stava riportando la musica dove deve stare, in mezzo alle strade. A proposito dei Sex Pistols e, per estensione, del punk dice che erano: “solo un gruppetto di ragazzacci che prendevano per il culo un pallone gonfiato, eppure ti avevano fatto credere che la civiltà fosse arrivata al capolinea”. Proprio così, anche se poi il tono è in genere accomodante e rispettoso perché se è vero che “ci sono cose che nemmeno la musica può sistemare”, è altrettanto probabile che Elvis Costello abbia imparato a sorvolare su argomenti del tutto relativi e ad arrotondare gli spigoli. Per esempio, non aggiunge altro alle polemiche suscitate dai libri di Bruce Thomas, già bassista degli Attractions, che era stato piuttosto diretto (diciamo così) nel raccontare le peripezie del gruppo e gli umori del suo leader. Elvis Costello pare avere superato le fasi combattive e conflittuali e ha soltanto parole gentili per il paio di mogli che si è lasciato alle spalle, anche perché mentre Musica infedele & inchiostro simpatico comincia ad addensarsi, le canzoni prendono il sopravvento. Il songwriting, le fonti di ispirazione, il certosino lavoro di ricerca, la passione per brani che hanno cambiato la storia della musica così come per ballate oscure e misconosciute, il furto esibito a regola d’arte perché Elvis Costello è l’esempio vivente di quell’assunto per cui l’artista giovane copia, quello maturo ruba, formano il flusso a cui si abbandona per una parte sostanziale di Musica infedele & inchiostro simpatico. L’inseguimento e gli incontri con i suoi eroi, la proposta di produrre un album di Dylan (quello che sarebbe poi stato Infidels), le collaborazioni con Solomon Burke, Allen Toussaint, T Bone Burnett, Burt Bacharach e Paul McCartney alla ricerca di quei titoli destinati a concorrere con quegli standard e quei classici che secondo sua maestà Elvis Costello sono “canzoni per lo spettacolo e il varietà dimenticate e poi salvate da una pila di spartiti grazie a grandi cantanti e maestri del jazz. Non esiste un mezzo migliore di un altro. Non c’è musica alta e musica bassa. La cosa bella è che non devi scegliere, puoi amarle tutte quante. Queste canzoni sono qui per aiutarti quando più ne hai bisogno. Puoi trovarle in qualunque momento, proprio come il rumore e la benedizione ogni volta che scendi a suonare in cantina”. La ruota di Musica infedele & inchiostro simpatico gira proprio così: un sacco di mestiere, molta passione, un po’ di fortuna e uno sterminato album di ricordi.
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