mercoledì 27 marzo 2019

Douglas Adams

Ci mancano Douglas Adams e i suoi viaggi a zonzo nella galassia, in posti dove era più facile sentirsi meno extraterrestri che sulla terra. Torniamo a sfogliare la Guida galattica per gli autostoppisti sorridendo e incuriosendoci per universi così lontani eppure così vicini perché frutto della fantasia, di una fantasia che ormai, in genere, è ridotta a optional nemmeno tanto richiesto. Con Douglas Adams se ne è andato un pezzo di quel modo di vivere romantico dove scrittura e intelligenza coabitano con l’ironia e un’insaziabile voglia di conoscenza. Unita a un rara modestia che gli faceva scrivere nell’introduzione al ciclo completo della Guida galattica per gli autostoppisti: “Il fatto è che né io né gli altri scrittori sappiamo da dove ci vengano le idee e dove cercarle. O meglio, forse è il caso di puntualizzare. Se uno sta scrivendo un libro sulle abitudini sessuali dei maiali, probabilmente troverà più di uno spunto ciondolando per un’aia con un impermeabile di plastica addosso, ma se il suo settore è la narrativa, potrà solo bere una quantità industriale di caffè e comprarsi una scrivania che non si sfasci quando vi sbatterà la testa contro”. Il salmone del dubbio è un omaggio in un certo senso dovuto anche se, a scanso di equivoci, è difficile da considerare un romanzo. È piuttosto una raccolta eterogenea di materiali, che vanno dalla recensione di un concerto dei Procol Harum alla definizione della sua rock’n’roll band dei sogni, dalla colta prefazione a Sunset At Blandings di P.G. Wodehouse alle riflessioni sull’impossibilità di curare il post-sbornia di Capodanno. La parte di narrativa vera e propria occupa una settantina di pagine ed è l’inedito, ancora incompleto, che offre il titolo di questa raccolta. Più importante, nel contesto complessivo, il puzzle variopinto di interviste, interventi, corrispondenze, articoli e scritti assortiti che riesce però da dare un'immagine completa del Douglas Adams, uomo e scrittore con una sensibilità tale da toccare con acume e garbo la comicità dei Monthy Python e i disastri ecologici worlwide, i Beatles e l’influenza tecnologia, sapendo che in fondo il senso della vita è rimasto soltanto uno: “Siamo ormai tutti confusi e disorientati e poiché il mondo ha grande influenza su di noi, mentre noi non abbiamo alcuna influenza sul mondo, ci sentiamo alquanto stressati e alienati”. Ci sono anche i classici consigli per i principianti (“Innanzitutto renditi conto che, oltre a essere alquanto difficile, scrivere è un lavoro faticoso e solitario e, se non si è straordinariamente fortunati, anche molto mal pagato. Devi essere determinato, assai determinato a farlo. Poi devi scrivere qualcosa”), piccole annotazioni sullo stato delle cose (“Notiamo le cose che non funzionano e non notiamo quelle che funzionano. Notiamo i computer, non notiamo le penne. Notiamo i lettori di e-book, non notiamo i libri”) e, tra l'altro, una breve riflessione sull'ironia e sulla comicità che scritta da uno abituato a scambiare battute con i Monty Phyton, ci lascia davvero a bocca aperta: “Ma oggi tutti fanno i comici, anche le annunciatrici e le ragazzotte che leggono le previsioni meteorologiche. Ridiamo di tutto. Non più in maniera intelligente, non più per lo shock improvviso della battuta illuminante, ma in maniera stupida, implacabilmente stupida. Niente più docce nel deserto: solo fango e pioviggine dappertutto, illuminati ogni tanto dal flash dei paparazzi”. Forse per questo preferiva altre galassie. Forse sentiva già che questo mondo gli andava stretto.

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