martedì 24 novembre 2020

Klaus Maeck

Ci sono due avvertenze che delimitano l’avventura degli Einstürzende Neubauten. La prima risale alla segnalazione di un concerto tedesco che diceva: “Questo spettacolo potrebbe causare danni a tutti coloro che hanno problemi cardiaci e preesistenti problemi all’udito”. L’avviso, che rispecchia bene il sottotitolo, Ascolta con dolore, è una bella presentazione per introdurre un gruppo iconoclasta, folle e geniale, capace di superare le regole e i luoghi comuni dell’industria dell’intrattenimento, ma soprattutto di forzare i confini della percezione e dell’arte. L’intenzione, rimasta coerente nel corso degli anni, è quella dichiarata da Blixa Bargeld: “Per me ogni forma di creatività è possibile solo in una situazione estrema. Non credo che altrimenti possa venir fuori qualcosa di valido”. Sembra di risentire le lezioni di John Cage, rispolverate e adattate alla città dove la distruzione, la ricostruzione, la separazione hanno generato il territorio ideale per la fermentazione degli Einstürzende Neubauten. Il legame con Berlino è indissolubile perché come scrive Chris Bohn “hanno fatto da specchio alla parte più orrenda della città, distorcendola in modo tale da farla riapparire più bella che mai”. Inventandosi un spazio autonomo, strutturando mezzi e logiche di produzione propri, creando una rete alternativa di diffusione e sostegno, gli Einstürzende Neubauten appena “usciti dalla rovine della cultura berlinese, appiccano il fuoco in un’autostrada deserta”, come scrive Alfred Hilsberg e da lì hanno martellato senza pietà, attraversando tutti gli emisferi, dal deserto americano alle entusiaste platee giapponesi. Grazie al lavoro di assemblaggio di Klaus Maeck, che li ha conosciuti a distanza ravvicinata, Ascolta con dolore è un ritratto a più voci, supportato da un ricco apparato iconografico che rispecchia il lavorio degli Einstürzende Neubauten. Se possibile, la dimensione di Ascolta con dolore è ben riassunta nella definizione di  Chris Bohn quando dice che “gli EN hanno dissolto ogni confine tra arte e dura vita quotidiana. La produzione della loro musica è per loro un lavoro fisicamente ed emotivamente estenuante: creano musica con Black&Decker, martelli pneumatici, putrelle d’acciaio, piedi di porco, vecchie radio, bassi e chitarre. Le percussioni personalizzate fatte di acciaio tante volte restano inutilizzate, perché per creare i loro ritmi duri i Neubaten preferiscono la ferraglia raccolta in strada”. Questo rispecchia alla perfezione la musica, come spiega Blixa Bargeld  vista “come il risultato di tre componenti: potere, magia e follia”, estranei al “pensiero dominante che tu debba per forza saper suonare uno strumento. Noi invece, neanche gli strumenti musicali abbiamo più, ma solo metalli e rottami. Non abbiamo più neanche la batteria. Abbiamo solo una chitarra e se va avanti così non avremo più nemmeno quella. Avremo solo pezzi di ferraglia e produrremo musica folk, la stessa musica che veniva suonata duemila anni fa, simile alla nostra. Questo è un beat psichedelico, il ritmo che si nasconde sotto la nostra musica perché questo è il ritmo che ci circonda”. Tra i contributi vanno annoverati, oltre allo stesso Blixa Bargeld, Nick Cave, F.M Einheit, Teho Teardo, Paolo Bandera, a rammentare le ramificazioni telluriche trasmesse dagli Einstürzende Neubauten, che poi sono riassunte nell’altro, fondamentale avviso, che merita di essere proposto per intero: “La scala Richter viene usata per misurare la forza dell’onda sismica di un terremoto da uno a cinque. 0: assoluta calma; 1: vibrazioni percepibili; 2: crepe sui muri; 3: edifici che tremano; 4: edifici in parte distrutti; 5: Einstürzende Neubauten, che poi è la verità visto che il nome significa proprio edifici che crollano.

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