Il personaggio in cerca di autore è una tra le tante chimere dell’era nazista: difficile stabilire, almeno stando al romanzo di Jorge Volpi, chi o cosa fosse Klingsor, se è esistito, oppure no. Di lui non c’è traccia palpabile, né una firma su un documento, né una dichiarazione ufficiale, ma secondo le testimonianze raccolte nel corso del processo di Norimberga, a guerra ormai finita, era proprio da Klingsor che dipendevano gli indirizzi della ricerca scientifica nel regime nazista, nucleare e bomba atomica compresi. Proprio per questo alcune voci insinuavano che Klingsor fosse il realtà lo stesso Hitler. Scoprirlo non ha risvolti politici e storici di secondo piano, ed è per questo che nel 1946 un giovane fisico dell’esercito americano Francis P. Bacon, viene inviato tra le macerie della Germania per andare, appunto, In cerca di Klingsor. Nel labirinto di personalità scientifiche, sotterfugi spie e doppi e tripli giochi, Francis P. Bacon riesce a ricostruire un quadro abbastanza coerente della ricerca scientifica in Europa in cui collocare, presenza onnipotente e spettrale, la figura di Klingsor. Come e cosa succede, è più logico che lo scopra il lettore perché In cerca di Klingsor è thriller, romanzo storico, trattato scientifico (e molto altro) tutto insieme che Jorge Volpi lascia sgorgare con una scrittura florida e nello stesso tempo estremamente attenta al ritmo che, anche nei momenti più complessi delle disquisizioni fisiche e filosofiche, non perde mai un colpo. Le buone notizie, infine, sono due. La prima è che In cerca di Klingsor è il piatto ideale per chi ama la suspense condita con una scrittura di un certo livello e farcita di rimandi storici. Senza rischio d’indigestione perché le quasi cinquecento pagine del romanzo volano via che è un piacere: la sua architettura, che è fatta di salti temporali nella storia della seconda guerra mondiale, dall’operazione Valchiria (il fallito tentativo di occupare le posizioni del potere nazista, in seguito all’attentato di Hitler nel luglio 1944) alla missione Alsos, concertata dagli americani per scoprire i progressi atomici tedeschi, e oltre, è avvolgente e trascinante. La seconda è che Jorge Volpi con In cerca di Klingsor non ha tentato di riscrivere la storia, piuttosto di rileggerla da un’altra prospettiva, meno didascalica e più attenta alle dinamiche umane. La realtà storica, volendo, va cercata negli atti ufficiali raccolti in Operazione Epsilon, volume dove sono riproposte le trascrizioni delle registrazioni degli scienziati tedeschi tenuti prigionieri nel Regno Unito fino all’inizio del 1946, compreso l’eminente Heisenberg (che a tratti appare il candidato più credibile nel ruolo di Klingsor). La vera indagine su Klingsor, se così si può definire, venne svolta in un maniero nella campagna inglese e nel rileggere le conversazioni dei fisici si scopre che l’ostacolo più grande alla loro ricerca, più indirizzata verso la realizzazione di un reattore che di una bomba, fu lo stesso regime nazista che non aveva le potenzialità industriali per sviluppare i progetti nucleari e non era così monolitico nelle decisioni come voleva apparire. In questo, il romanzo di Jorge Volpi e i documenti dei servizi segreti alleati collimano perché devono aver capito tutti che, come dice il premio Nobel del 1933 Erwin Schrödinger nell’epigrafe di In cerca di Klingsor, “la scienza è un gioco, ma un gioco con la realtà, un gioco con i coltelli affilati”.
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