Mentre la
Francia vince i campionati mondiali di calcio del 1998 con una
squadra cosmopolita e variopinta, quattro amici decidono, un po’
per gioco, un po’ per sfida, di cominciare una bizzarra partita con
il destino. In foglietti piegati e riposti con cura, infilano i loro
desideri più profondi che vorrebbero vedere realizzati entro e non
oltre un termine ben preciso, ovvero la successiva edizione dei
mondiali. Se l’idea parte nella condivisione della certezza che
“noi tutti sentiamo di appartenere a qualcosa solo quando siamo
insieme”, l’aver fissato una destinazione nella realtà implica
soltanto una precisione sulla carta dei calendari, ipotetica almeno
quanto la natura dei desideri. La scadenza, ogni quattro anni, è uno
spartiacque temporale, un confine invisibile e ideale tra speranze e
promesse, tra l’evoluzione delle personalità, l’incidenza
dell’età, degli imprevisti e delle probabilità. Quello che resta
è il dato concreto, e inalienabile, con cui è partito l’azzardo:
ormai scritti, i desideri resteranno lì, incidendo una linea
assoluta che rende il gioco inventato dagli amici davanti alla
televisione un rischio permanente, e inquietante. Zinedine Zidane
alza la coppa del mondo e arrivederci a quattro anni dopo. Eshkol
Nevo manovra con una certa abilità l’incrocio tra le personalità
di Ofir, Churchill, Amichai e Yuval (a cui vanno aggiunte Ilana,
Maria e Yaar) finché i desideri si realizzano, ma con una
“simmetria” (che è poi quella del titolo) sfasata rispetto alle
intenzioni, secondo trame imprevedibili, segnando la vita, i legami e
le storie degli amici. D’altra parte c’è una precisione
divinatoria se un gioco nato per caso e per scherzo davanti alla
televisione diventa un rituale rivelatorio, a cui i quattro amici
torneranno spesso a fare riferimento. Come se gli servisse a
comprendere che i desideri erano tutti giusti, ma al posto sbagliato,
mentre le tracce delle loro vite venivano segnate, anno dopo anno, da
quella che Eshkol Nevo chiama “incostanza dei sentimenti”. Come
era facile intuire, la partita è persa fin dall’inizio. La
difficoltà di far coincidere i legami e i rapporti con i propri
desideri non è l’unica che devono affrontare i quattro amici. Si
devono destreggiare anche con le proprie famiglie, con una vita
quotidiana fatta di guerra e di violenza, con città evanescenti e
notti surreali. Si devono confrontare anche con le fragili
intersezioni di un’amicizia con l’altra, dove, come capita
regolarmente nella realtà, il tradimento, l’assuefazione, il
sospetto e la confusione prolificano in modo esponenziale. “Se è
tutto sbagliato da cima a fondo, che almeno si tratti di un errore
maestoso” scrive Eshkol Nevo e, senza forzare i toni, anzi
piuttosto con garbo, misura e discrezione, conduce il romanzo in
porto. Solo che sua “simmetria” più che geometrica deve essere
stata matematica. Il segnale che giunge è che, pur di giungere alla
stessa somma, quell’insieme, che è poi il “desiderio” più
importante, vale la pena scambiare i ruoli, magari in attesa dei
prossimi mondiali.
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