mercoledì 21 marzo 2018

J. M. Coetzee

La discesa negli inferi di David Lurie, professore alla Cape Town University, comincia il giorno che la sua amante a pagamento lo abbandona, senza lasciare traccia. Fin lì si era accontentato: “Nessuna emozione, tranne forse la più profonda, la meno prevedibile: un basso ostinato di soddisfazione, come il ronzio del traffico che culla il cittadino quando s’addormenta, o come il silenzio della notte per la gente di campagna”. Sarà utile segnarsi la differenza, che avrà un luogo non secondario nello svolgersi di Vergogna. Persa la possibilità di sfogare i propri istinti carnali in modo sistematico, David Lurie si lascia travolgere dagli eventi, assecondando la piega perversa che va assumendo la sua vita e s’invaghisce di una studentessa incurante delle più che prevedibili conseguenze. Nello scandalo, inevitabile, non fa nulla per non essere bandito dall’università. Rispondendo al collega che, chiamandolo per conto del rettore e della commissione disciplinare gli offre un’ultima chance nella forma di una richiesta di clemenza con una dichiarazione di pentimento, David Lurie dichiara: “Vi ho detto come la penso. Non lo fai. Sono comparso davanti a una commissione ufficiale. Di fronte a questo tribunale terreno mi sono riconosciuto colpevole, con un’ammissione di colpa terrena. Tanto vi basti. Il pentimento esula dalle vostre competenze. Il pentimento appartiene a un altro mondo, a un altro universo concettuale”. Già nel tono, è palese che sta coltivando una sconfitta esistenziale di proporzioni clamorose: incapace di gestire le proprie pulsioni, gli restano due matrimoni alle spalle e una figlia che sopravvive in una landa desolata del Sudafrica. È da lei che si trasferisce in fuga dal primo capitolo del suo fallimento, ma solo per trovarsi incapace di reagire alle necessità primordiali della vita nelle campagne africane, prima fra tutte, l’autodifesa. Prigioniero di un romanticismo che assimila e comprende un certo grado di decadenza, David Lurie non è di aiuto alla figlia, che ha subito un stupro, e vaga alla ricerca di una risposta, di un’assoluzione che nessuno può dargli perché il Sudafrica è un posto troppo duro per ricostruirsi un’innocenza. Carico di simbolismi e di dialoghi sferzanti, Vergogna lo racconta attraverso l’odissea personale di un uomo che non riesce a trovare una logica ai propri errori, impossibilitato ad accettare tanto il confronto forzatamente politically correct del nuovo Sudafrica quanto il primitivismo delle campagne. Nemmeno il suo autore, a dire il vero, gli concede molto. J. M. Coetzee è un narratore freddo e acuto che lascia i personaggi soli a scoprire i loro destini e, come in una spirale al contrario, le esistenze tornano a incrociarsi, ma ogni volta sempre un po’ più lontane e confuse nel caotico paesaggio sudafricano. Di cui Vergogna è un ritratto aspro, realistico, credibile: non offre certezze, appoggia soltanto su una varietà infinita di domande e sul peregrinare di un uomo senza qualità che, per quanto prigioniero della sua poesia e dei suoi sogni, deve scoprire e comprendere l’amarezza di mondi che non gli appartengono, compreso, dramma nel dramma, quello della figlia. Un romanzo scomodo.

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